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Escobar y Mendoza, Antonio.

Teologo moralista e gesuita spagnolo. Aperto alle nuove tendenze della sua epoca, partecipò alla controversia che opponeva i gesuiti ai cattolici intransigenti che li accusavano di rendere la religione facile da raggiungere e da osservare. Tale controversia si accentrava sull'interpretazione gesuitica della casistica cattolica, dettata dalla volontà di giustificare la prassi di un'epoca ormai lontana dagli ideali morali e dalla vita medioevale, così da adattare la struttura morale cristiana alle nuove situazioni ed esigenze. Tale casistica aveva fatto sorgere la questione di quanto libero fosse l'uomo nelle sue azioni e, di conseguenza, quale fosse la relazione tra il libero arbitrio e la salvezza. Il problema venne trattato dai libri di casistica destinati ai padri confessori e i più importanti furono quelli scritti da E. Il suo famoso Liber theologiae moralis (1644) fu successivamente sviluppato e pubblicato in edizione definitiva in sette volumi, sotto il titolo: Universae theologiae moralis receptiores absquelite sententiae (1652-53). L'opera raggiunse varie edizioni e si attirò la famosa invettiva di Pascal nelle Lettere Provinciali, contro la morale rilassata e accomodante dei gesuiti. Secondo le tesi sostenute da E., ciò che nell'uomo è legato alla natura più propriamente umana può a volte sbagliare e deve essere perdonato. Questa posizione contrastava con quella giansenista, secondo cui l'ignoranza non rende meno grave e scusabile il peccato. Inoltre, secondo la tesi di E., un'azione retta doveva essere giudicata non solo tenendo conto del suo contenuto, ma anche del fine e delle corcostanze: se si aveva qualche incertezza, a proposito di un'azione, si doveva consultare il padre confessore (Valladolid 1589-1669).